Che cos’è, veramente, il Tibet?
Il mito occidentale ce lo descrive come un paradiso perduto, un luogo popolato da saggi monaci non violenti, vittime inermi di un genocidio da parte dei cinesi che sembrano incarnare tutto il male possibile. Secondo una visione opposta, fino agli anni ’50 era invece una specie di “stato canaglia”, una teocrazia fanatica e integralista governata da leggi barbare e sorretta da un rigido sistema feudale di servitù della gleba. Ma i due punti di vista sono ugualmente fuorvianti, perché non spiegano la complessità delle vicende storiche che hanno determinato l’esilio del Dalai Lama e la nascita della “questione tibetana”.
Cos’è allora, il Tibet?
Chi effettua un viaggio oggi può osservare che il Paese sta radicalmente cambiando, il governo cinese ha investito miliardi di dollari per la realizzazione di scuole, ospedali, abitazioni e infrastrutture (strade, aeroporti, ferrovie, nonché hotel turistici). Ma di fatto buona parte dell’economia è in mano alla popolazione cinese, e molti tibetani sembra vivano in condizione di emarginati nella propria terra, conservando tuttavia una dimensione spirituale difficilmente riscontrabile altrove… Tutto questo è “il Tibet nel cuore”, parafrasando il bel libro di Piero Verni.